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Giovedì, 01 Ottobre 2009 11:59

Campagna Acli per un nuovo Statuto dei lavori

Ha preso il via il 7 ottobre la campagna nazionale “Verso uno Statuto dei lavori: più diritti e più tutele per tutti”. Obiettivo 100mila firme. Con questa campagna nazionale le Acli intendono spingere Governo e Parlamento a promuovere una grande riforma del mondo del lavoro. Tra le proposte: unica disciplina dei contratti di lavoro; estensione della cassa integrazione a tutti i settori produttivi e le tipologie contrattuali; indennità di astensione facoltativa per i padri dopo la nascita del figlio all'80% dello stipendio. Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani fanno propria la proposta che fu di Marco Biagi e lanciano la campagna nazionale “Verso uno Statuto dei lavori: più diritti e più tutele per tutti”: una petizione popolare che da oggi al prossimo 10 aprile girerà l'Italia toccando 50 città. Obiettivo: raccogliere 100mila firme intorno ad un nucleo articolato di proposte di riforma del mercato del lavoro e delle politiche connesse di welfare, da presentare a Governo e Parlamento. La petizione chiede “uguali diritti per tutti i lavoratori”, attraverso l'introduzione di un'unica disciplina dei contratti di lavoro: un “contratto prevalente a tempo indeterminato per i lavoratori subordinati neo assunti”, che preveda la stabilizzazione definitiva al sesto anno di anzianità aziendale per tutto il lavoro dipendente e la fissazione di “un'unica aliquota contributiva del 30%” per tutti i contratti, compresi quelli a collaborazione. Per garantire “salari più dignitosi per tutti”, si propone di “detassare completamente i redditi derivanti dalla contrattazione territoriale e aziendale”, riducendo contemporaneamente le aliquote fiscali sui redditi da lavoro “per gli scaglioni più bassi”. Per rendere esigibile il diritto alla formazione permanente si chiede la “detraibilità fiscale dei costi” sostenuti da ciascun lavoratore e l'introduzione del “diritto ad un'aspettativa non retribuita sino a 12 mesi per frequentare attività formative certificate”. Le Acli propongono di estendere la cassa integrazione ed i contratti solidarietà a “tutti i settori produttivi e a tutte le tipologie contrattuali in caso di ristrutturazione o crisi aziendale”, ricavando le risorse “in parte dall'assicurazione obbligatoria e in parte da fondi di origine contrattuale e gestiti da enti bilaterali”. La petizione sostiene l'ipotesi di una riforma del sistema pensionistico che miri a “equiparare e innalzare gradualmente, secondo le indicazioni europee, l'età pensionabile sia per gli uomini che per le donne”, garantendo “un'uscita flessibile dal lavoro”. Si vuole altresì introdurre “una pensione di base a carico della fiscalità generale”, accanto alla pensione contributiva e a quella complementare, quest'ultima incoraggiata attraverso un “ulteriore sgravio fiscale”. Sul capitolo della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le Acli propongono di aumentare l'astensione obbligatoria per maternità a 6 mesi, portare l'indennità dell'astensione facoltativa al 60% della retribuzione, riconoscere per il padre un'indennità pari all'80% della retribuzione per i primi due mesi di astensione facoltativa dopo la nascita del figlio. Infine il tema della “democrazia economica”. Le petizione richiama l'esigenza di favorire “meccanismi di partecipazione e di collaborazione” dei lavoratori nell'azienda. Riconosce il “diritto per i lavoratori ad essere informati sulle decisioni di carattere strategico dell'azienda”. Propone il controllo sull'andamento aziendale mediante la “partecipazione di rappresentanti eletti dai lavoratori o designati dalle organizzazioni sindacali negli organi di sorveglianza”. Sostiene l'istituzione di “forme di partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa”, contemplando anche la “distribuzione di azioni o quote del capitale societario ai lavoratori”.

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