Articoli filtrati per data: Aprile 2025
Come guardiamo al futuro?
“COME GUARDIAMO AL DOMANI?”
PARTECIPA ALL’INDAGINE
ACLI Veneto ed ENAIP Veneto hanno deciso di avviare un'indagine per comprendere meglio le preoccupazioni e le speranze che oggi animano le nostre comunità. Questa iniziativa nasce dalla consapevolezza che, per continuare a offrire servizi realmente utili e vicini ai bisogni delle persone, è indispensabile ascoltare direttamente le loro voci.
Puoi esprimere liberamente le tue idee, aspettative e timori riguardo al presente e al futuro. Partecipando, contribuirai a far emergere bisogni collettivi, aiutandoci a individuare nuovi percorsi e soluzioni concrete da mettere in campo.
Le tue risposte, raccolte in forma completamente anonima, saranno preziose per costruire insieme una società più vicina, solidale e capace di affrontare le sfide che ci attendono.
Ti ringraziamo fin d'ora per il tempo che dedicherai a questo questionario.
Sarà nostra cura tenerti aggiornato sui risultati dell'indagine e sulle iniziative che nasceranno grazie al tuo contributo.
Bonus tredicesima nel 730/2025
Il Bonus Natale 2024 (conosciuto anche come Bonus Tredicesima) può essere richiesto direttamente nella dichiarazione dei redditi nel caso in cui il contribuente, pur avendo i requisiti per ottenerlo, non lo abbia richiesto al proprio datore di lavoro. Questo è utile, ad esempio, per lavoratori dipendenti che non hanno un sostituto d’imposta, come i collaboratori familiari.
Bonus Natale: a quali lavoratori spetta?
Il Bonus Natale spetta ai lavoratori dipendenti a prescindere dalla tipologia di contratto che hanno sottoscritto, se determinato o indeterminato, e a prescindere anche dalla tipologia di orario di lavoro, se full-time o part-time.
Bonus Natale: quali sono i requisiti per chiederlo?
Per chiedere il Bonus Natale servono questi tre requisiti:
- un reddito complessivo, nell’anno d’imposta 2024, non superiore a 28.000 euro (quindi il richiedente non deve fare riferimento al solo reddito da lavoro, ma anche a tutti gli altri redditi eventualmente percepiti nel corso del 2024);
- almeno un figlio fiscalmente a carico, anche se nato fuori del matrimonio riconosciuto, adottivo, affiliato o affidato;
- un’imposta lorda, determinata sui redditi di lavoro dipendente, di importo superiore a quello della detrazione spettante su tali redditi (in quest’ultimo caso è richiesta in pratica la capienza fiscale, cioè l’imposta non può essere inferiore rispetto alla detrazione prefissata, come da TUIR, sul lavoro dipendente).
Bonus Natale: chi lo chiede deve avere il coniuge a carico?
No: il requisito del coniuge a carico è stato cancellato, non è più necessario ai fini della domanda. Questo però non vuol dire che entrambi i genitori possono chiederlo.
Bonus Natale: possono chiederlo sia la madre che il padre?
No: anche se entrambi i genitori avessero i requisiti in regola per chiederlo, non è prevista la cumulabilità di due Bonus Natale; quindi se già un genitore ne usufruisce, l’altro non potrà chiederlo.
Bonus Natale: si può chiedere anche se il figlio è a carico allo 0%?
Sì, è possibile. Ai fini del Bonus Natale è sufficiente che sia indicata la situazione di carico del figlio, poi la percentuale effettiva di detrazione (se al 100, 50 o 0 per cento) non incide sul diritto a richiederlo.
Bonus Natale: come si chiede e quando viene erogato?
L’erogazione del Bonus Natale non è automatica: bisogna chiederla al datore di lavoro autocertificando il possesso dei requisiti previsti, dopodiché il datore di lavoro penserà ad applicarlo sulla busta paga della tredicesima mensilità.
Bonus Natale: i separati e divorziati possono chiederlo?
Sì, anche un genitore divorziato o separato può chiedere il Bonus Natale, fermo restando però il vincolo della non-cumulabilità di due bonus fra due genitori.
Bonus Natale: i conviventi possono chiederlo?
Sì: non c’è bisogno che il genitore richiedente sia coniugato con l’altro genitore per chiedere il Bonus Natale.
Bonus Natale: possono chiederlo i collaboratori domestici, colf, badanti?
Sì, anche i lavoratori domestici hanno diritto al Bonus Natale, solo che la modalità di richiesta/erogazione è diversa rispetto a quella dei normali lavoratori dipendenti. Non potendo infatti svolgere la famiglia, presso la quale lavora il collaboratore domestico, il ruolo di vero e proprio sostituto di imposta, sarà il collaboratore stesso a dover chiedere il bonus in sede di dichiarazione dei redditi.
Bonus Natale: a quale importo si ha diritto?
Il Bonus Natale è una misura una tantum che può arrivare a un importo massimo di 100 euro rapportato a un periodo di lavoro dipendente di 12 mesi. Ovviamente se il lavoratore nel 2024 ha un rapporto di lavoro inferiore ai 12 mesi, il bonus spettante non potrà arrivare a 100 euro.
Come funziona nella dichiarazione dei redditi?
- Il contribuente deve indicare il Bonus nel rigo C14 del modello 730/2025 oppure nel rigo RC14 del modello REDDITI 2025 PF.
- Le informazioni per compilare questo rigo si trovano nella Certificazione Unica (CU) 2025, più precisamente nei punti 721 e 726. Se questi punti non sono compilati, si possono prendere le informazioni dalle annotazioni della CU o da altre informazioni relative al rapporto di lavoro.
Cosa fare se il Bonus non spettava?
- Se il contribuente deve restituire il Bonus perché non ne ha diritto, oltre a indicare il Bonus in dichiarazione, deve barrare la colonna 7 denominata "Restituzione Bonus per assenza requisiti" nel rigo C14 (modello 730) o RC14 (modello REDDITI PF).
In sintesi:
- Il Bonus tredicesima può essere richiesto anche in dichiarazione se non già percepito.
- Occorre compilare con attenzione il rigo specifico (C14 o RC14) utilizzando i dati della CU.
- In caso di indennità percepite indebitamente, occorre indicare la restituzione nel rigo stesso.
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Opzione Donna 2025: necessaria un’attenta valutazione
La scelta di andare in pensione con l’opzione donna è una decisione di vita, quanto mai importante che richiede un’attenta valutazione, molti sono gli aspetti da considerare alcuni sono poco noti.
Anche per quest’anno è stata prorogata la possibilità di accesso al pensionamento con l’opzione donna per le lavoratrici dipendenti ed autonome.
Requisiti anagrafici e contributivi
È necessario aver compiuto almeno 61 anni di età e maturato 35 anni di contributi entro il 2024. In presenza di un figlio, l’età minima richiesta è di 60 anni, mentre per due o più figli è sufficiente aver compiuto 59 anni.
Oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, è indispensabile essere in una delle seguenti condizioni:
1) Al momento della domanda di pensionamento essere caregiver da almeno 6 mesi del coniuge o di un parente di primo grado, di un parente o affine di secondo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap abbiano compiuto 70 anni di età, siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. È richiesta la convivenza e la persona da assistere deve essere affetta da un handicap grave;
2) Essere riconosciuta invalido civile almeno al 74%;
3) Lavorare o essere state licenziate da imprese per le quali è aperto un tavolo di crisi. Solo in questo caso il requisito anagrafico è di 59 anni a prescindere dal numero dei figli.
I requisiti anagrafici e contributivi devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2024. Almeno uno degli altri tre requisiti può avverarsi successivamente, ma deve essere presente al momento della domanda.
Finestre di attesa
Tra il momento in cui vengono maturati i requisiti e l’erogazione della pensione, è previsto un periodo di attesa di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome, le cosiddette finestre.
L’opzione donna per il pensionamento prevede il calcolo dell’importo utilizzando il metodo contributivo. È fondamentale essere a conoscenza dell’importo mensile della futura pensione per prendere una decisione informata, considerando che tale scelta è irrevocabile e non può essere modificata in seguito.
Consulenza personalizzata
Per chiarimenti o una consulenza personalizzata, il Patronato Acli è disponibile. È possibile fissare un appuntamento in autonomia direttamente dal sito web, nella sezione Prenota il tuo Appuntamento.
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Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, 28 aprile 2025
“C’è ancora tanto da fare in materia di sicurezza sul lavoro anche se notiamo, dal nostro punto di vista privilegiato, che sta crescendo la consapevolezza tra i lavoratori, c’è però un problema con le nuove generazioni” evidenzia il Presidente del Patronato Acli, Paolo Ricotti.
I dati provvisori relativi agli infortuni e alle malattie professionali denunciate nel corso del 2024 resi noti nelle scorse settimane, rivelavano una lieve diminuzione degli infortuni in occasione di lavoro (- 1,9% rispetto al 2023) con un aumento degli infortuni mortali (1077 casi contro i 1029 del 2023), degli infortuni in itinere (+5% rispetto al 2023) e delle malattie professionali (+ 21,6%). Tra gli infortuni si registra però un aumento del 3,3% tra gli studenti. Si tratta di una categoria particolare di assicurati perché sono giovani che non svolgono un‘attività lavorativa, ma sono tuttavia tutelati dall’Inail. Come in passato raccontato dai media, alcuni di loro hanno perso la vita nell’ambito dei percorsi formativi scuola-lavoro. Dal settembre 2023 la tutela assicurativa è stata estesa agli allievi di scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado, relativamente ad ogni tipo di attività nell’ambito scolastico.
“Parliamo comunque dei nostri figli e quindi il massimo grado di tutela andrebbe riservato proprio a loro – ha continuato Ricotti – ma purtroppo anche questo sta a dimostrare che la strada della sicurezza è ancora lunga e tortuosa. Devono probabilmente cambiare le modalità di formazione a partire proprio dalla scuola: come Patronato ACLI chiediamo da tempo che la cultura della sicurezza diventi oggetto di studio curriculare in tutte le scuole superiori”.
In generale i dati provvisori relativi agli infortuni e alle malattie professionali denunciate nel corso del 2024 resi noti nelle scorse settimane, rivelavano una lieve diminuzione degli infortuni in occasione di lavoro (- 1,9% rispetto al 2023) ma, nel contempo, un aumento degli infortuni mortali (1077 casi contro i 1029 del 2023), degli infortuni in itinere (+5% rispetto al 2023) e delle malattie professionali (+ 21,6%).
“Da 80 anni, - sottolinea il Presidente Ricotti, - siamo parte della storia sociale dell’Italia e da allora abbiamo accompagnato i lavoratori e le famiglie italiane anche nelle migrazioni nel mondo. La nostra missione si realizza nel proteggere i diritti di tutti, dei lavoratori e dei cittadini, rimuovendo gli ostacoli, generando consapevolezza e fiducia e promuovendo la coesione sociale. Insieme continueremo a tracciare il futuro per i diritti delle persone”.
Le ACLI di Vicenza aps e la Fap Acli sulla scomparsa del Santo Padre Francesco
“La scomparsa del Santo Padre Francesco ci ha profondamente sconvolto e lascia un vuoto che difficilmente sarà colmato, per la sua semplicità nel comunicare e la capacità di raggiungere i cuori e le anime promuovendo riflessioni profonde e costruttive a tutti i livelli”. Con queste parole il presidente delle ACLI di Vicenza aps, Giuseppe Brighenti, esprime il cordoglio dell’Associazione berica. E, condividendo le parole del presidente nazionale delle ACLI aps, Emiliano Manfredonia, aggiunge: “È un giorno triste in cui ci sentiamo tutti più soli, ma non possiamo fare altro che ringraziare Dio per il grande dono per l’umanità che è stato Papa Francesco”.
Ricordando le udienze con il Santo Padre il presidente Brighenti conclude: “Noi aclisti conserveremo indelebile il ricordo delle due udienze che ha voluto dedicarci, nel 2015 e nel 2024, ed in particolare in quest’ultima, avvenuta per l’ottantesimo anniversario della nostra Associazione, ci ha lasciato la descrizione di un diverso stile della nostra azione quotidiana, che sia insieme ‘popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano’ in modo da ‘crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo”.
Anche la Fap Acli di Vicenza esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco, tornato alla casa del Padre, il cui pontificato si è caratterizzato per un profondo senso di umiltà e di sentita vicinanza ai più fragili della terra, ai quali non ha mai fatto mancare la sua preghiera ed il proprio affetto.
“Sono stati dodici anni intensi e che resteranno impressi nella storia della nostra Chiesa, quelli segnati dal Santo Padre Jorge Mario Bergoglio, che ha assunto, non a caso, il nome di Francesco. Desiderava una Chiesa che alza la testa non nell’atteggiamento dello scontro o dell’offensiva – commenta il segretario della Fap Acli di Vicenza - ma in quello della generosità e della misericordia, frutto dell’aver conosciuto la bellezza del perdono e dell’amore di Dio e del conseguente desiderio di condividerne la gioia trasformante”.
La Fap Acli, che assieme alle ACLI aps ha incontrato in due distinte occasioni Papa Francesco, porta nel cuore quei momenti. “Ricordiamo come fosse oggi le sue parole e l’impegno che ci ha affidato nel contribuire a costruire la pace – conclude il segretario Luzi – esortandoci a prendere posizione con chiarezza, sforzandoci a costruire ponti, ascoltare e comprendere le diverse parti in causa, promuovendo il dialogo e la riconciliazione. Un impegno che, nel nostro piccolo, anche nei territori, cerchiamo di portare avanti”.
Truffe online: l’INPS segnala SMS fraudolenti
L’INPS avvisa i cittadini su campagne di phishing in corso e spiega come riconoscere le comunicazioni ufficiali senza rischiare frodi.
L’INPS avvisa i cittadini di nuovi tentativi di phishing che utilizzano falsi SMS per cercare di ingannare i malcapitati. Riconoscerli è facile, perché quelli autentici non contengono mai link cliccabili e servono ad informare gli utenti dell’esistenza di nuove comunicazioni disponibili nell’area riservata (MyINPS).
Tutte le notifiche relative a lavorazioni di pratiche o pagamenti sono inviate esclusivamente tramite SMS informativi che non contengono collegamenti (link) attivi.
Nel contesto delle tante truffe che stanno circolando, dunque, l’Istituto Nazionale di Previdenza invita i cittadini a non cliccare mai su link presenti in messaggi sospetti, che potrebbero portare a siti fraudolenti.
INPS: come riconoscere un SMS fraudolento
L’INPS fornisce alcune indicazioni fondamentali per distinguere gli SMS veri da quelli fraudolenti:
- nessun link cliccabile – gli SMS ufficiali dell’INPS non includono mai link che possano essere cliccati e se un messaggio contiene un collegamento a un sito web, si tratta quasi sicuramente di una truffa;
- consultazione tramite area riservata – per visualizzare le comunicazioni ufficiali dell’INPS, gli utenti sono invitati ad accedere sempre all’area riservata MyINPS, utilizzando SPID o CIE per garantire la massima sicurezza;
- messaggi puramente informativi – gli SMS ufficiali non richiedono mai azioni urgenti come cliccare su un link o fornire dati sensibili. Si limitano ad informare della disponibilità di nuove comunicazioni nel proprio profilo online.
Protezione dati: più sicurezza tramite MyINPS
In caso di dubbi, l’INPS invita i cittadini a consultare solo l’area riservata MyINPS, che è protetta da un sistema di autenticazione sicura tramite SPID o CIE.
Gli utenti devono accedere sempre ai propri dati tramite il portale ufficiale (o tramite l’App INPS Mobile), evitando di rispondere a messaggi che richiedono informazioni personali o che presentano link sospetti.
Cosa fare se si riceve un SMS sospetto
Nel caso in cui si riceva un SMS che sembra provenire dall’INPS ma che contiene un link o richieste di informazioni sensibili, l’Istituto raccomanda di non cliccare sui link presenti nell’SMS, non fornire mai dati sensibili (come il codice fiscale, il PIN, o i dati della carta di credito) e segnalare immediatamente l’incidente utilizzando i canali ufficiali dell’INPS, come il numero verde o il servizio online.
Titoli di Stato, buoni fruttiferi postali e libretti di risparmio postale sono esclusi dal calcolo dell’ISEE.
Dal 3 aprile 2025, è possibile presentare un nuovo ISEE che esclude i Titoli di Stato fino a un massimo di 50.000€ per nucleo familiare. Questo è reso possibile da un decreto direttoriale pubblicato il giorno precedente. Vediamo i punti chiave:
Chi è interessato:
- Chi ha già un ISEE 2025 e possiede Titoli di Stato (potrebbe beneficiare di una riduzione).
- Chi non ha ancora presentato l'ISEE 2025 (il calcolo verrà effettuato tenendo conto della nuova normativa).
Titoli di Stato Esclusi: BOT, BTP, CCTeu, buoni fruttiferi postali (inclusi quelli trasferiti allo Stato) e libretti di risparmio postale.
Periodo di Riferimento:
- ISEE ordinario: Titoli posseduti nel 2023.
- ISEE corrente: Titoli posseduti nel 2024.
Obbligo? No, l'ISEE 2025 esistente rimane valido fino alla fine dell'anno. La nuova DSU è necessaria solo se si desidera escludere i Titoli di Stato dal calcolo.
Impatto: L'ISEE si riduce in base al valore dei Titoli di Stato e al numero dei componenti del nucleo familiare influisce sul ricalcolo.
Quali Titoli Indicare: La scelta dei titoli da escludere è indifferente, purché non si superi il limite di 50.000€. C'è un'eccezione per il genitore non coniugato/non convivente attratto nel nucleo del figlio minorenne/studente universitario.
Implicazioni e consigli:
Valutare la convenienza: Chi possiede Titoli di Stato dovrebbe valutare se la presentazione di una nuova DSU (e quindi un nuovo ISEE) è vantaggiosa.
Ecco come incidono sull’ISEE buoni e libretti di risparmio
l valore dell’ISEE è determinato dalla somma del reddito complessivo familiare e dal 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare, il tutto diviso per la scala di equivalenza in base alla composizione del nucleo familiare.
Vediamo alcuni esempi pratici:
Una famiglia con un reddito di 20.000 euro, un patrimonio totale di 80.000 euro (di cui 50.000 euro in buoni fruttiferi), una casa di proprietà con valore immobiliare completamente abbattuto dalla detrazione per abitazione principale e composta da 4 membri, avrà un ISEE calcolato così:
Il 20% di 80.000 euro è 16.000 euro, che diviso per la scala di equivalenza (che è 2,46 per una famiglia di 4 persone) genera un valore di 6.504 euro.
L’ISEE totale della famiglia sarebbe quindi pari a 26.504 euro (20.000 di reddito + 6.504 patrimoniale).Escludendo invece i 50.000 euro di buoni, il patrimonio scenderebbe a 30.000 euro:
Il 20% di 30.000 euro è 6.000 euro, diviso per la stessa scala di equivalenza (2,46), porta a un valore patrimoniale di 2.439 euro circa.
L’ISEE totale diventa dunque 22.439 euro, ovvero circa 4.000 euro in meno.
Una famiglia composta da due genitori e due figli, che utilizza l’ISEE soltanto per ottenere l’Assegno Unico Universale, potrebbe essere inutile. Se, per ipotesi, questa famiglia avesse 10.000 euro in buoni fruttiferi e un ISEE già attestato a 17.000 euro, non otterrebbe alcun vantaggio concreto da un abbassamento dell’ISEE grazie alla nuova norma.
Tempistica: Poiché la possibilità è operativa dal 3 aprile, è consigliabile, per chi è interessato, procedere con la nuova DSU il prima possibile per beneficiare subito dei vantaggi (ad esempio, per l'accesso a bonus e agevolazioni).
Documentazione: Preparare la documentazione relativa ai Titoli di Stato posseduti nel periodo di riferimento (2023 per ISEE ordinario, 2024 per ISEE corrente) per facilitare la compilazione della DSU.
Genitore Non Coniugato/Non Convivente: prestare particolare attenzione alla regola specifica per questo caso.
In sintesi, la nuova normativa offre un'opportunità di ridurre l'ISEE per chi possiede titoli di Stato, ma è importante valutare attentamente la convenienza e agire tempestivamente se si desidera beneficiare di tale riduzione.
Per appuntamenti telefonare al numero 0444955002 OPPURE online su myCAF.it.
Rimborso delle spese sanitarie in caso di infortunio o malattia professionale: come funziona?
Hai subito un infortunio sul lavoro e ti stai chiedendo se puoi chiedere il rimborso di un farmaco o di una particolare terapia e a chi inoltrare tale richiesta?
Cerchiamo di chiarire alcuni aspetti. Anzitutto, il diritto dei lavoratori infortunati o che hanno contratto una malattia professionale a tutte le cure necessarie, senza oneri a loro carico, è un principio sancito dal Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
In caso di infortunio o malattia professionale, l’Inail deve garantire ai lavoratori tutte le cure necessarie, senza che le spese ricadano sugli stessi. Esiste, tuttavia, una condizione fondamentale: ossia che le prestazioni (farmaci, interventi, terapie, ecc.) siano riconosciute necessarie dai medici dell’Inail stesso ai fini del miglioramento dello stato psico-fisico e del reinserimento lavorativo e siano ovviamente correlate alla patologia derivante da infortunio o malattia professionale.
Una seconda condizione è che il diritto al rimborso è valido durante il periodo di inabilità temporanea assoluta (ossia l’assenza dal lavoro a causa delle conseguenze dell’infortunio) e comunque anche dopo, laddove vi sia un riconoscimento di postumi permanenti, a prescindere dalla percentuale riconosciuta.
Quali sono le spese rimborsabili?
- Visite specialistiche e accertamenti diagnostici (che in molti casi vengono prescritte dall’Inail stesso ed effettuate presso strutture convenzionate).
- Ricoveri ospedalieri.
- Interventi chirurgici.
- Terapie riabilitative.
- Cure mediche e farmaci.
- Dispositivi medici e protesici.
- Ticket sanitari.
Non sono invece rimborsabili
- Prestazioni sanitarie non correlate all’infortunio.
- Spese per visite specialistiche private non autorizzate dall’Inail stesso.
- Eventuali differenze di costi per ricoveri in cliniche private.
- Spese per familiari o badanti durante le degenze.
Affinché le spese sanitarie vengano rimborsate, è necessario che siano state prescritte o preventivamente autorizzate dall’Inail. Per questo motivo è importante che il lavoratore contatti preventivamente l’Istituto, per ottenerne l’autorizzazione. Inoltre, il lavoratore deve sempre conservare le fatture e le ricevute fiscali relative alle spese sostenute che, in un secondo momento, dovranno essere trasmesse all’Inail.
Il Patronato Acli è a tua disposizione per tutte le informazioni e l’assistenza amministrativa e medico legale necessaria per proteggere i tuoi diritti, trova la sede a te più vicina.
LA GESTIONE DELL’EREDITA’
LA GESTIONE DELL’EREDITA’
QUANDO SI RENDE NECESSARIA LA NOMINA DI UN CURATORE
Si parla di eredità giacente quando non c’è un erede che accetta i beni oggetto della stessa, rischiando quindi che essi non siano adeguatamente conservati per l’assegnazione definitiva a chi ha il diritto di riceverli.
In questi casi si deve provvedere, con una specifica procedura, alla nomina di un curatore dell’eredità giacente per preservare il patrimonio e individuare correttamente i destinatari dello stesso.
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Gestione dei rifiuti in Italia c’è ancora molta strada da fare
“Non sta a noi dire se sia giusto o meno procedere all’ampliamento del termovalorizzatore di Schio, ma una cosa è certa: occorre andare nella direzione del riutilizzo, del riciclo di materiale e del recupero energetico. Soltanto così sarà possibile valorizzare i rifiuti. Se decidessimo di sostituire il termovalorizzatore di Schio, che ogni anno tratta 83558 tonnellate di rifiuti, producendo energia elettrica per 24300 MWhe, con dei pannelli fotovoltaici e le relative infrastrutture, bisognerebbe installarne 31151, che occuperebbero un’area corrispondente a 22/25 campi da calcio”. Con queste parole ieri sera, all’auditorium comunale di Marano Vicentino, è intervenuto l’ing. Andrea Alessandro Marsiglio, nell’ambito dell’incontro pubblico “La gestione dei rifiuti in Italia e l’analisi critica del ruolo dei termovalorizzatori all’interno della gerarchia dei rifiuti”, promosso dal CIRCOLO ACLI MARANO VICENTINO aps, con il patrocinio del Comune di Marano Vicentino, introdotto dal presidente del Circolo Carlo Cavedon.
“La raccolta differenziata come il riciclo sono ancora molto carenti – ha spiegato Marsiglio - e questo significa che i rifiuti non vengono valorizzati e spesso gli impianti di trattamento sono troppo pochi o inefficienti e molti dei rifiuti prodotti sono destinati allo smaltimento in discarica”.
In questo contesto, inevitabilmente, i termovalorizzatori rappresentano una possibile soluzione. “Il tema dei termovalorizzatori è spesso esaltato o demonizzato in base a considerazioni politiche, ideologiche o puramente economiche – ha aggiunto Marsiglio - trascurando il suo collocamento all’interno della scala gerarchica e all’interno dell’economia circolare. Il recupero energetico pur svolgendo un ruolo utile, consuma risorse e provoca un’alterazione ambientale, per questo lo si colloca nel penultimo gradino della scala gerarchica. Logicamente la termovalorizzazione dei rifiuti è preferibile rispetto allo smaltimento in discarica che arreca un danno quasi otto volte maggiore e secondo questa logica se il rifiuto non viene riutilizzato o riciclato può essere incenerito. Questo concetto spesso viene frainteso e, come succede in Europa, si predilige l’incenerimento dei rifiuti rispetto alla loro valorizzazione nel riuso e nel riciclo”.
Il vantaggio offerto dal termovalorizzatore è il suo funzionamento continuo. “L’impianto funziona 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Nel 2024 il termovalorizzatore di Schio – ha concluso Marsiglio - ha prodotto 36771 MWhe, di cui auto consumata 12.480 Mwhe, per un totale di energia elettrica ceduta di 24.300 MWhe. I rifiuti trattati nell’impianto sono: stati 57.800 tonnellate (rifiuti urbani), 22366 tonnellate (rifiuti speciali), 3393 tonnellate (rifiuti sanitari). Per un totale di rifiuti trattati pari a 83.558 tonnellate. I rifiuti in uscita dall’inceneritore nel 2024 sono stati: 12963 tonnellate (ceneri pesanti), 3236 tonnellate (ceneri leggere), 1588 tonnellate (residui di trattamenti) esportate in Germania. Il totale dei rifiuti in uscita è stato di 18217 tonnellate”.